venerdì 7 novembre 2014

LA MAGIA DEI PINK FLOYD


Nella Londra degli anni 60, mossa da venti di rivoluzione e ribellione giovanile, dall'anticonformismo a tutti i costi, dalla voglia di sperimentazioni artistiche, e non solo, in una Londra dove si impongono velocemente nuove mode e nuove tendenze, nella Londra della psichedelia che va a braccetto con le droghe, sopratutto gli allucinogeni, pane quotidiano per i giovani, in un momento di profondi cambiamenti culturali e musicali, nascono i Pink Floyd.

Una band con una carriera unica, un percorso tortuoso e una storia umana complessa che colpisce, commuove e affascina.
Era il 1965 quando tre giovani studenti di architettura, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason iniziano a suonare insieme sotto il nome di "The Tea Seat". Ad un certo punto nella loro vita entra un giovane, brillante e anche molto carino studente d'arte, Roger Kid "Syd" Barret, e da quel momento, per loro, tutto cambia per sempre!



E' proprio Barret a dare il nome alla band, ispirandosi a due bluesman degli anni 30, Pink Anderson e Floyd Council. È Barret a guidare il gruppo nella prima, breve fase della loro carriera. La sua mente partorisce capolavori geniali nella loro insensatezza e follia. Ancora una volta, come spesso accade, è il più "strano", il diamante pazzo, a creare la magia ed è suo il primo 45 giri dei Pink Floyd: era il 1967 quando registrano Arnold Layne.

Pink Floyd - Arnold Layne

E' la bizzarra storia di un travestito, cleptomane e pure feticista, una canzone singolare e insolita che crea sconcerto e curiosità, che scandalizza, provocando anche la censura di qualche radio, un testo che rispecchia alla perfezione la  visionaria e stralunata mente di questo pittore prestato al rock, un personaggio che ha lasciato in poco tempo un'impronta memorabile nei Pink Floyd.
Una capacità unica di creare, un'intuizione fuori dal comune, un estro che appartiene a pochi. Forse una mente allucinata riesce a percepire la realtà in modo diverso? O semplicemente l'essere un artista comporta questo diverso modo di "sentire"? Probabilmente, come più volte ho pensato, le menti che hanno una marcia in più, un'intelligenza diversa, forse superiore, poi alla fine finiscono per non reggere il peso delle proprie considerazioni, delle proprie percezioni, delle proprie verità? Non so dare una risposta, so solo, tutti noi lo sappiamo, che nel delirio "acido" e nelle contorsioni mentali di Barret, i Pink Floyd stavano creando qualcosa di unico e si apprestavano a diventare qualcosa di grandioso, inimitabile, straordinario.

La fase "Barrettiana", purtroppo, dura poco. Dopo Arnold Layne fu la volta del primo album del gruppo, The Piper at the Gates of Down, disco che diventa un po' il manifesto della musica psichedelica di quel periodo, in cui tutte le "menti lisergiche" si riconosceranno, sulla scia di quella, ormai già devastata, che lo aveva partorito. Barret faceva già uso e abuso di sostanze stupefacenti, sopratutto di LSD, che a quei tempi, tra i giovani, andava via come il pane, spesso era usata anche al posto dello zucchero nel caffè! Fu proprio questa sua "debolezza" a portarlo, presto, ad uno stato totalmente catatonico, con momenti di assenza mentale e, a volte, anche fisica, fino alla schizofrenia. In molte occasioni, quando si presentava sul palco, restava come impietrito, a volte dava le spalle al pubblico, senza suonare una nota, con lo sguardo perso nel vuoto e la mente, lontana, chissà dove. Ormai era completamente andato ed era impossibile mantenerlo nel gruppo, anche se gli altri tre Floyd ci provarono. Quando chiesero aiuto al chitarrista David Gilmour, tra l'altro già amico di Barret, inizialmente provarono a  tenere anche Syd, un po' defilato, con un ruolo che lo prevedesse più "dietro le quinte". Per un breve periodo continuarono in 5 nella speranza che Gilmour potesse sopperire, sul palco, quelle poche volte in cui Barret si presentava, alle sue mancanze, accorrendo in suo aiuto nel caso in cui si fosse verificato un momento di "assenza". Una situazione, però, alla lunga scomoda e snervante per gli altri componenti della band che si risolve, per forza di cose, solo con la inevitabile uscita di Barret.

Segue la fase "Watersiana", quella in cui Roger Waters, pian piano acquista un ruolo determinante, non scevro da contorsioni mentali e problematiche umorali. Lentamente Waters cerca i temi sui quali vuole costruire le sue canzoni e li trova nella sua insoddisfazione nei confronti del mondo e della società. Poco meno che trentenne aveva già in se quella frustrazione mista a insofferenza che verrà sempre più fuori nelle canzoni dei Floyd. Il tormento, si sa, è sempre fonte di grandi ispirazioni artistiche.
Nel 1969 arriva Ummagumma, un album diviso in due parti, una registrata in studio e l'altra dal vivo, sul quale pochi avrebbero scommesso, i pezzi erano lunghi e psichedelici, nulla faceva presagire un successo commerciale, invece, inaspettatamente, l'album si piazza subito nelle posizioni alte delle classifiche, consacrandoli di diritto tra le band più influenti.

Nel 1970 la psichedelia viene un po' accantonata a vantaggio di cose più "morbide". E' la volta di Atom Heart Mather, un album che si caratterizza per la lunghezza dei pezzi (peculiarità che si ritroverà spesso negli album dei Pink Floyd) e la predominanza di tratti più sinfonici e orchestrali. Il primo pezzo che apre l'album, che è anche la title track, dura ben 23 minuti e riempie tutto il lato A del disco.
Anche le copertine degli album dei Pink Floyd hanno dei retroscena curiosi. La copertina di Atom Heart Mather, ad esempio, è affidata, come anche le successive, a Storm Thorgerson, un grafico esperto con cui nascerà un sodalizio destinato a durare e a fare storia, contribuendo notevolmente al successo della band. La copertina in questione, infatti, inizialmente lascia un po' tutti stupiti e perplessi, casa discografica compresa,  perché rappresentava semplicemente e solo... una mucca! Nonostante l'incredulità che suscita, o forse proprio grazie ad essa, la trovata risulta essere geniale e quel disco riesce a spiccare e a distinguersi nei negozi, colpendo l'attenzione di chiunque.


Altro disco pazzesco è del 1971, si chiama Meddle, un album che contiene dei pezzi che davvero ti fanno viaggiare, senza bisogno di LSD,  quelli che tu, ascoltandoli, chiudi gli occhi e puoi essere in qualsiasi posto, puoi andare ovunque! Era questa la loro magia vera. Meddle consegnerà alla storia della band due pezzi fondamentali Echoes e One of These Days. Fatevi questo viaggio...

Pink Floyd - Echoes

Ma il meglio deve ancora venire... e succede quando i Pink Floyd arrivano "sul lato oscuro della luna". Nel giugno del '72  iniziano le registrazioni di The Dark Side Of The Moon. Un disco che rappresenta la svolta dell'intero mondo della musica, un successo commerciale al di sopra di ogni aspettativa, più che un disco da ascoltare è un'esperienza da vivere, un "trip" musicale che non ha e non avrà eguali. Un album perfetto, di altissima qualità. Un concept che racconta in musica il senso oscuro dell'esistenza. Le emozioni e le riflessioni che i testi di Roger Waters riescono a suscitare, unite alla qualità del suono e alla memorabile copertina, anch'essa creata da Storm Thorgerson, con il famoso prisma, han fatto diventare questo disco una vera e propria pietra miliare. 



Waters aveva chiesto a tutti i suoi amici e conoscenti sulla soglia dei 30 anni di raccontare le loro angosce e l'album le comprende tutte, in primis, naturalmente, le sue:

la paura di invecchiare in Time:

"Tu sei giovane e la vita è lunga e c'è tempo da ammazzare oggi
E poi un giorno trovi che hai 10 anni dietro di te
Nessuno ti dice quando correre, hai mancato lo sparo iniziale
E tu corri e corri per raggiungere il sole, ma sta tramontando"

Pink Floyd - Time

... la guerra in Us and Them:

"Noi e loro
E dopo tutto siamo solo uomini comuni
Io e tu
Dio solo sa che non è ciò che avremmo scelto di fare
Avanti, gridò, da là dietro
E la prima fila morì"

Pink Floyd - Us and Them

... e ancora Brain Damage, canzone che parla della follia e di come la vecchiaia porti lontano da chi si era un tempo:

"C'è qualcuno nella mia testa ma non sono io
E se la nuvola esplode, tuona nelle tue orecchie
Tu urlavi e nessuno sembrava sentire
E se la tua band comincia a suonare in tonalità diverse
Ti vedrò sul lato oscuro della luna"

Poi Eclipse che, invece, parla di libero arbitrio e della casualità degli eventi nella vita:

"Tutto ciò che tocchi
Tutto ciò che vedi
Tutto ciò che assaggi
Tutto ciò che senti
Tutto ciò che ami
Tutto ciò che odi
Tutto ciò di cui diffidi
Tutto ciò che risparmi
Tutto ciò che dai
Tutto ciò che doni
Tutto quello che compri
Elemosini o prendi in prestito o rubi
Tutto ciò che crei
Tutto ciò che distruggi
Tutto ciò che fai
Tutto ciò che dici
Tutto ciò che mangi
Chiunque incontri
Tutto quello che disprezzi
Chiunque combatti
Tutto ciò che è adesso
Tutto ciò che è andato
Tutto ciò che arriverà
E tutto quanto sotto il sole è in sintonia
Ma il sole è eclissato dalla luna".

Pink Floyd - Brian Damage/Eclipse

Altro capolavoro è Money, canzone che parla di avidità:

"Soldi, sono un crimine
Dividi equamente, ma non prendere una fetta della mia torta
Soldi, così dicono
Sono l'origine di tutti i mali di oggi
Ma se domandi l'aumento non è una sorpresa che non diano un bel niente"

Pink Floyd - Money

Poi, la paura della morte, paura racchiusa in un solo grido, IL grido, quello di Clare Torry, una voce pazzesca alla quale i Pink Floyd avevano chiesto di cantare senza dire nulla, ma di esprimere, senza parole, vari stati d'animo, dalla paranoia di una mente malata, alla paura della morte, la sensualità, la carnalità, la passione e infine la guerra e l'odio. Clare Torry ci riesce in modo assolutamente unico. Quel grido resterà nella storia, un grido che ti entra nelle viscere, che ti emoziona e ti sconcerta come nessun altro testo, anche il più arzigogolato e complesso, sia mai riuscito a fare. La cantante riesce ad esprimere tutto ciò che gli era stato chiesto dai Pink Floyd, e anche di più, e viene fuori un pezzo che ti trasporta in un altro pianeta. Chiudete gli occhi e ascoltate quest'opera d'arte, da fare accapponar la pelle!

Pink Floyd - The Great Gig in the Sky

C'è solo una piccolissima parte iniziale parlata:

"E non ho paura di morire, in qualsiasi momento, non mi importa. Perché dovrei avere paura della morte? Non vi sarebbe alcuna ragione, prima o poi si deve andare. Non ho mai detto di avere paura della morte"

The Dark Side Of The Moon è un disco diverso, una vera opera d'arte in cui la qualità del suono e la perfezione tecnica, dovuta al grande Alan Parsons, fanno la differenza.

Con Wish Were Here, nel 1975, torna Syd Barret. 



No, non fisicamente... in realtà lui è sempre stato li, la sua ombra, la sua presenza era sempre fortissima, e con questo album il pensiero va spesso proprio all'ex amico e leader. Wish Were Here (Vorrei che tu fossi qui), insieme a  Shine on your Crazy Diamond (Splendi diamante pazzo) rappresentano un vero e proprio tributo a Barret. La cosa che si racconta sempre e che sembra davvero una sorta di gioco del destino, forse telepatia, non lo so, è che proprio quando sono in studio a registrare Shine on Your Crazy Diamond, ad un certo punto i ragazzi vedono, dall'altra parte del vetro, un uomo. All'inizio non capivano chi fosse, ma poi lo riconoscono, era proprio lui, il diamante pazzo che, come richiamato dalle note di quella canzone, si era palesato dopo tanto tempo presentandosi alle sessioni di registrazione proprio del brano a lui dedicato. 



Era un Syd Barret irriconoscibile, ingrassato, senza capelli e senza sopracciglia, difficile davvero da riconoscere, lo shock dei ragazzi è comprensibile, ma questo episodio, insieme al fatto che dopo tanti anni i Pink Floyd rivolgevano a lui pensieri in musica è di una tenerezza infinita che commuove ed emoziona, emozione quadruplicata da quelle note a lui dedicate che ti fanno venire i brividi. Mai 4 note furono più famose, quelle prime 4 note iniziali che escono dalla chitarra di Gilmour che, da sole, già ti fanno venire la pelle d'oca! Chiunque riconoscerebbe i Pink Floyd da quelle sole 4 mitiche, meravigliose note che aprono Shine On Your Crazy Diamond.

Pink Floyd - Shine On Your Crazy Diamond

Dopo Wish Were Here è la volta di Animals, era il 1977, un altro grido di dolore di Waters contro la società, contro il capitalismo, un grido che divide l'umanità in cani, pecore e maiali. Un album duro, con un solo brano lento: "Pigs On the wing ". Il maiale con le ali diventerà uno dei simboli dei Pink Floyd grazie anche alla copertina del disco, l'ennesima genialata grafica di Storm Thorgerson che diventerà protagonista di una involontaria quanto efficace campagna pubblicitaria.
Il maiale volante che doveva essere raffigurato sulla copertina si staccò e andò a finire sulle piste degli aerei di Heathrow. I piloti lo videro e lo segnalarono alle autorità, ma... come volete che reagisca qualcuno a cui viene detto "ho visto un maiale che vola"?! Come minimo scattano le camice di forza per i piloti. Il rischio lo han corso sicuro! La notizia finì sui giornali nazionali facendo la gioia incontenibile del manager dei Pink Floyd. Non avrebbe potuto sperare in una campagna pubblicitaria più efficace e per di più gratuita!



Ma Waters ha ancora delle cose da dire e lo fa nel 1979 con The Wall, in cui continua a sfogare la sua rabbia contro la società e i meccanismi che la governano. Il muro rappresenta l'isolamento, l'alienazione, la difesa, quel muro che ognuno di noi, in un modo o nell'altro, per un motivo o per un altro, innalza ad un certo punto nella vita.



«Soli o a coppie | quelli che davvero ti amano | camminano su e giù fuori dal muro»

E' un momento delicato anche per gli equilibri della band che stanno venendo meno, Waters si sente sempre più leader ed essendo consapevole che tutta la parte dei contenuti è sua, comincia ad essere un po' "dittatoriale". Nessuno può metter bocca sulle decisioni, tutti devono eseguire gli ordini. Comincia ad aleggiare una certa insoddisfazione nella band e spesso ci sono discussioni e disaccordi, sopratutto con Gilmour che, mentre tutti i componenti della band partecipano in modo minore alla composizione del disco, firma una delle canzoni più belle dell'intera discografia dei Pink Floyd, Confortably Numb.

Pink Floyd - Confortably Numb

Il tour mondiale che segue è qualcosa di incommensurabile, una scenografia pazzesca, c'è il maiale volante, quantità di megawatt che sfiorano l'illegalità, altoparlanti posizionati persino sotto i sedili del pubblico, una scenografia fantascientifica, luci ed effetti ottici quasi spaziali, uno spettacolo impressionante, difficile da dimenticare.

Segue un altro album, The Final Cut.



Era il 1983, The Final Cut è l'album che segna la fine per Waters che ormai si sente sempre più stretto nei panni di rockstar e nel 1985  da le dimissioni dai Pink Floyd prevedendo, di lì a poco, anche la loro fine. Chissà perché, ad un certo punto, quando la grandezza di questi personaggi diventa incontrovertibile e il successo è smisurato, cominciano a sentirne il peso, un peso troppo difficile da portare, quel ruolo comincia a diventare troppo ingombrante e puntualmente l'artista in questione decide di mettere la parola fine. 
Ma i Pink Floyd non finirono con lui, assolutamente no!

Nel 1987 esce A Momentary Lapse of Reason



Segue un altro tour gigantesco. Gli effetti speciali erano talmente pazzeschi che rischiavano di catalizzare l'attenzione, distogliendola dalla musica. Nonostante le critiche in tal senso il successo del tour è ineguagliabile. Arrivano anche a Venezia, dove tengono uno dei concerti più suggestivi della loro storia. In diretta mondiale suonano su una piattaforma galleggiante. Migliaia di giovani accorrono a vederli, occupando letteralmente Venezia che si risveglierà il giorno dopo saccheggiata, sporca, irriconoscibile. La colpa viene data alle istituzioni che prima avevano organizzato il concerto, per di più gratuito, e poi non avevano previsto alcun tipo di assistenza alle 200.000 persone arrivate per vedere i Pink Floyd, nessuna gestione, nessuna preoccupazione, zero organizzazione. Per non parlare delle solite, vecchie polemiche sui decibel che molti, addirittura, additarono come causa di danni agli edifici.

Nel 1994 esce The Division Bell, un disco che porta la firma di Gilmour e della sua chitarra, protagonista incontrastata.


I tre Floyd rimasti continuano a creare le atmosfere Floydiane, ma il pubblico vuole il miracolo, vuole rivedere insieme Waters, Wrigth, Mason e Gilmour, vuole riavere la band al completo, vuole rivivere i vecchi fasti, vuole la reunion. Il miracolo avviene il 2 luglio 2005, in occasione del Live 8, la manifestazione organizzata da Bob Geldof per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla povertà e sui problemi dell'Africa. I Pink Floyd tornano ad esibirsi nella loro formazione storica, Roger Waters compreso. In quell'occasione, su quel palco, di musica ne è stata suonata tanta, di artisti ne son saliti innumerevoli, ma quando è toccato a loro il mondo si è fermato, il cuore ha accelerato i battiti e a molti sono venute anche le lacrime agli occhi per la commozione. C'era gente in ginocchio al loro cospetto, quando han messo piede sul palco. Un'emozione che chi era lì ricorderà per tutta la vita e che anche chi non c'era può rivivere, ora, qui...

Pink Floyd - Reunion al Live 8 del 2005

Il 10 Maggio del 2007 Gilmour, Mason e Wright si trovano nuovamente a calcare lo stesso palco di Waters, ma stavolta non contemporaneamente. L'occasione è un concerto organizzato in onore di Syd Barret, morto il 7 Luglio dell'anno precedente, pare per un cancro al pancreas. Roger Waters si esibisce per conto suo, insieme a Jon Carin, musicista che aveva già collaborato, in precedenza con i Pink Floyd, e suona una sua canzone che parla della morte di un amico. I tre Floyd, invece, suonano, subito dopo di lui, la canzone di Barrett, Arnold Layne, accompagnati dallo stesso Carin e dal bassista degli Oasis, Andy Bell.
Lunedì 15 settembre 2008 viene annunciata la morte di Richard Wright, avvenuta a 65 anni dopo una breve lotta contro il cancro. Lo stesso giorno David Gilmour dice di Richard Wright:

«Nessuno può sostituire Richard Wright. È stato il mio partner musicale e amico. Nelle discussioni su chi o cosa fossero i Pink Floyd, il contributo enorme di Rick è stato spesso trascurato. Era gentile, modesto e riservato ma la sua voce profonda e il suo modo di suonare erano vitali, magiche componenti del nostro riconoscibile sound. Non ho mai suonato con nessuno come lui. L'armonia delle nostre voci e la nostra telepatia musicale sono sbocciate nel 1971 in Echoes. A mio giudizio tutti i più grandi momenti dei Pink Floyd sono quelli in cui lui è a pieno regime. Dopo tutto, senza Us and Them e The Great Gig in the Sky, entrambe composte da lui, cosa sarebbe stato The Dark Side of the Moon? Senza il suo tocco pacato l'album Wish You Were Here non avrebbe funzionato molto. Nei nostri anni di mezzo, per vari motivi lui ha perso la sua strada per qualche tempo, ma nei primi anni Novanta, con The Division Bell, la sua vitalità, brillantezza e humor sono ritornati e la reazione del pubblico alle sue apparizioni nel mio tour del 2006 è stata tremendamente incoraggiante, ed è un segno della sua modestia che quelle standing ovation siano giunte a lui come una grande sorpresa (sebbene non al resto di noi). Come Rick, non trovo facile esprimere i miei sentimenti con le parole, ma lo amavo e mi mancherà enormemente.»

Il 10 luglio 2010 David Gilmour e Roger Waters decidono di sotterrare l'ascia di guerra e tornano a suonare insieme in occasione di un concerto di beneficenza per la Hoping Foundation. Lo fanno di nuovo il 12 Maggio del 2011 durante il tour di Waters, The Wall.  In quell'occasione Gilmour suona insieme a lui Comfortably Numb. Al termine del concerto, durante i saluti e nel brano finale Outside the Wall, oltre a Roger Waters e al suo gruppo, sul palco ci sono anche David Gilmour e Nick Mason. Questa è stata, con ogni probabilità, l'ultima apparizione in pubblico degli ultimi tre componenti rimasti in vita dei Pink Floyd.

Quando si parla di miti si parla di qualcosa che resterà nei nostri cuori e nei nostri ricordi, si parla di qualcosa che sfiora la sacralità, il divino, qualcosa che fa parte della storia, si, della musica, ma più in generale della storia di ognuno di noi, perché ognuno di noi, con una loro canzone ha un legame prezioso, un ricordo speciale o semplicemente un'emozione troppo grande anche da descrivere e raccontare.

Ma non è finita! E' fresco fresco, appena uscito, The Endless River, un altro lavoro dei Pink Floyd prodotto da David Gilmour che comprende alcune registrazioni del 1994 mai pubblicate e alcune tracce di Richard Wright. Un ritorno che, naturalmente, non comprende anche Roger Waters, ma solo Gilmour e Mason, una sorta di tributo al compianto Richard Wright. Tutti pezzi strumentali, tranne il singolo scelto per lanciare il progetto, singolo che gira su tutte le radio, dal titolo Louder Than Words, le cui parole sono scritte da Polly Samson, la moglie di David Gilmour. Una canzone in cui riconosco le atmosfere Floydiane, riconosco il suono inconfondibile della chitarra di Gilmour, ma è come se mancasse qualcosa... E' come se in quel pezzo ci fosse tutto ciò che i Pink Floyd sono stati, ma manca quello che potrebbero essere ancora. Li riconosci non appena parte la canzone, ma alla fine dell'ascolto ti resta un po' di amaro in bocca e una bella dose di malinconia, e ti accorgi  che questo pezzo è probabilmente una sorta di addio, una celebrazione del loro straordinario passato in musica, una rievocazione di ciò che hanno rappresentato, un ricordo di ciò che significava per loro suonare insieme, descritto benissimo nei versi della canzone:

"Battibecchiamo e litighiamo/ma quel che facciamo/è più forte delle parole/la somma delle nostre parti/il battito dei nostri cuori/è più forte delle parole".

Pink Floyd - Louder Than Words

The Endless River sembra essere la conclusione di una storia lunga quasi cinquant'anni, che ci ha regalato alcuni tra i più grandi capolavori della musica ed emozioni impareggiabili.



E' il tramonto? Quello in direzione del quale va la barca della copertina del disco? E' la fine di una storia che diventerà leggenda? A prescindere dalle opinioni personali di ognuno su questo nuovo disco, fermo restando il religioso silenzio con cui lo ascolterò, ad ora io dico solo grazie Pink Floyd, grazie per le emozioni e i brividi che mi avete regalato negli anni, per le riflessioni che avete suscitato, per l'incanto e la  magia che siete riusciti a fare e anche per quest'ultimo, sempre e comunque prezioso, viaggio in musica che avete regalato al mondo.

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