Il
rapporto con il proprio datore di lavoro, diciamolo, è sempre un
gran casino! E' una vera palestra per il nostro autocontrollo. Devi
sempre riuscire a non dire ciò che invece ti sgorgherebbe dalla
bocca come un fiume in piena. Una fatica disumana!
In questo tipo di
rapporto la parola sincerità deve essere usata con estrema cautela,
sopratutto se i sentimenti per il datore di lavoro, come spesso
accade, non sono sempre esattamente di stima e di affetto. Io che,
nella mia impetuosità, esprimo sempre troppo facilmente il mio
pensiero, senza alcun filtro, e la parola diplomazia mi fa pensare tutt'al più al dolce di pasta sfoglia con la crema e lo zucchero a velo, ho
solo un modo per conservare il mio lavoro: farlo nel migliore dei
modi e tenermi lontana da chiunque mi provochi parole, pensieri,
opere e omissioni. Ma non sempre mi riesce....a dire il vero quasi
mai!
Se
qualche capacità professionale ce l'hai, forse, hai qualche
possibilità di tenerti fuori dai guai senza dover stendere tappeti
di bava a chi ti da lo stipendio. Nella normalità dei casi, noi
esseri dotati di una qualsivoglia piccola forma di dignità cerchiamo
semplicemente di non urtare il capo, non indispettirlo e di mettere
un filtro tra cervello e bocca, così, giusto per evitare di mandarlo
affanculo ad ogni piè sospinto, per cercare, ogni tanto,
di far buon viso a cattivo gioco. Però, poi... c'è un limite a
tutto. C'è una differenza sostanziosa tra cercare di non dire cose
che possano compromettere il proprio lavoro e il compiacere
spudoratamente, senza vergogna e senza la sopracitata dignità,
sbrodolando indecorosamente, ogni sua parola, richiesta, pretesa,
opinione, anche se inconcepibile. E purtroppo c'è una categoria di
persone a cui sono veramente allergica, mi vengono le bolle al solo
pensarci, figuriamoci ad averli vicini!! I lecchini, leccapiedi,
ruffiani, adulatori, galoppini, leccaculo...insomma, comunque voi li
chiamiate, la loro funzione non cambia: leccano, eccome se leccano!
Persone che io, fossi un capo, butterei fuori a pedatoni, prendendo
anche la rincorsa! Perché, dai, a meno che tu, capo, non sia
totalmente rincoglionito, te ne accorgi, lo capisci quando ti
leccano, quando ti compiacciono fintamente, quando ti pigliano per i
fondelli, perché poi, alla fine, è quello che fanno, no? Te ne
accorgi quando hai di fronte un impostore, un cretino travestito da
professionista, una nullità che non avrebbe motivo alcuno di
esistere nella tua azienda ne in nessun'altra. Te ne accorgi, si! Ma
non tutti, per somma gioia dei lecchini di turno!!
Quelli
che, non avendo un mestiere, né tanto meno un valore di mercato e
avendo avuto la fortuna/granculo/miracolo di essere stati assunti,
sanno bene che per tenersi stretto quel miracolo devono fare un
movimento di lingua notevole, veloce e costante, lecchinaggio di alta
professionalità, dicendo e facendo solo ciò che il datore di lavoro
sembra apprezzare, riempiendolo di complimenti falsi e di adulazione
ostentata. E sono quelli che di solito sanno vendersi benissimo pur
non valendo mezza sega, spacciandosi per ciò che non sono, fingendo
di avere capacità ed esperienze che invece non hanno. Osservo questi
personaggi tutti i giorni e penso che sono davvero la feccia della società, esseri
inutili che rubano uno stipendio, a volte anche alto, muovendosi
all'interno dell'azienda come fossero sti grandi professionisti, ma
agli occhi di chi è in grado di capire le differenze sono solo
motivo di ilarità quotidiana.
Ma
chi è peggio? Il lecchino, che a furia di accondiscendere ottiene
pure ciò che vuole, magari una promozione, un aumento di stipendio e
una bella scorta di fiducia del leccato? Oppure quest'ultimo, il
datore di lavoro che si lascia adulare, che si lascia comprare da chi
semplicemente asseconda anche le sue piccolezze più nefande,
fingendo di condividere ogni suo punto di vista, parere, decisione,
anche se totalmente ingiusto e irragionevole? Colui che si lascia
prendere in giro da chi, in sostanza, ruba uno stipendio sulla base
di una professionalità e di una competenza completamente assente?
Non so voi, ma io credo che un capo, un vero leader, premia chi
lavora sodo e produce dei risultati, senza stendere inutili tappeti
rossi, chi ha esperienza e capacità professionale al di là di ogni
altra stronzata e anche chi ha il coraggio di dire la sua senza
paure e con decisione, che non si abbassa a inutili salamelecchi e a
pettegolezzi di basso livello. Ma sopratutto un capo che si possa
chiamare tale è uno in grado di capire dove c'è capacità e dove
no, chi davvero serve all'azienda e chi invece, non solo è inutile,
ma, oltre ad essere deleterio, costa anche un botto! Ovvio che la
persona inutile approda laddove viene accettata e conquista il capo
che non sa individuare la sòla, anche quando ce l'ha davanti e anche
dopo anni di collaborazione! Poi, se il tutto è condito anche da una
buona dose di ignoranza che accomuna entrambi allora è l'apoteosi
della tristezza, il festival delle assurdità. Laddove c'è un livello culturale basso, una vita
provinciale priva di confronto, un'educazione bigotta e una mentalità
chiusa si crea terreno fertile per il velenoso germe del pettegolezzo più becero Eh
si, perché molti di questi lecchini usano il gossip, quello terra terra, per
ostentare quell'essere dalla parte del capo che fa tanto
meschinità travestita da aziendalismo . "Sai, ho visto Tizio
che invece di lavorare stava su fb" oppure, "ho visto Caio
che andava al bagno due volte anziché una".
Così
facendo il "capo" si sente al sicuro perché, secondo lui,
grazie all' "aziendalista" di cui sopra, ha tutto sotto
controllo. Certo, di sicuro ha sotto controllo la vescica di Caio e il
profilo fb di Tizio, ma, il più delle volte, per star dietro a
queste inezie, perde totalmente il controllo della crescita
dell'azienda. E, data l'incompetenza del lecchino di cui sopra, non
c'è nemmeno da sperare che, spettegola oggi, spettegola domani,
acquisendo la fiducia del leccato, possa indirizzarlo sulla retta
via, ben consigliandolo! Il detto "chi si somiglia si piglia",
signore, vale anche in questo contesto, per cui piccolo è il capo,
piccolo è il ruffiano. Ed ecco che anche una grande azienda viene
gestita come una piccola bottega di paese, da gente che accetta la
mancanza di professionalità e dignità in cambio di informazioni che
a nulla servono per la produttività e la crescita. Chi, secondo voi, tra i due è più condannabile? Beh, l'imbarazzo della scelta c'è,
me ne rendo conto! Colui che non ha altre strade per ottenere una
posizione all'interno dell'azienda se non quella di fare da umile
servitore ad un neanche tanto umile servito (l'ignoranza va sempre a
braccetto con la presunzione) mi fa una tristezza infinita mista a
rabbia. Perché, purtroppo, a farne le spese sono i dipendenti che
cercano solo di fare il proprio lavoro, senza sapere che c'è la spia
pronta a gettar merda su di loro pur di trovare argomento di
conversazione con il datore di lavoro. Un capo così, però, quel
ruffiano lì, se lo merita tutto! Peccato solo per l'azienda che,
molto probabilmente, in mano ad altri, avrebbe fatto un percorso di
grande successo. Ma come si dice di solito chi ha il pane non ha i
denti e chi ha i denti s'attacca al ca....ops....volevo dire non ha
il pane!
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