lunedì 8 settembre 2014

JIM MORRISON, IL MITO!


Quando si dice rock, inevitabilmente si dice Doors, anche se definirli una rock band è riduttivo. Mai nessuno, né prima, né dopo di loro, hanno suonato e cantato così. Il loro successo e, ahinoi, anche la loro fine è dovuta sicuramente a James Douglas "Jim" Morrison. Ma l’idea appartiene “all'architetto del suono”: Ray Manzarek, l’anima e il cuore del gruppo.


I Doors non avevano un bassista: il ruolo del basso era svolto dai pedali della tastiera di Ray Manzarek, lui era una specie di giocoliere con gli strumenti e riusciva a ricreare il suono del basso mentre con una mano suonava la tastiera, con l'altra fumava una sigaretta e magari, tra una cosa e l'altra, avrebbe potuto anche fare qualche capriola. La sua era pura magia e questa magia dava un’impronta assolutamente unica al suono ed era questo che faceva di lui l’architetto.

I Doors si formano proprio grazie all'incontro di questi due ragazzi, nel 1962, entrambi iscritti all'Ucla di Los Angeles, frequentano lo stesso corso di cinematografia e, un giorno, passeggiando sulla spiaggia di Venice Beach, Morrison, che amava scrivere fin da giovanissimo, fa sentire a Ray alcuni suoi versi. Manzarek rimane talmente colpito che subito propone a Jim di formare una band. Si unirono poi Robby Krieger, chitarrista, appassionato di flamenco e John Densmore, amante del jazz.

Il nome del gruppo fu scelto da Jim Morrison dal testo del libro di Aldous Huxley, Le porte della percezione. Nel libro è contenuta una frase di William Blake: Se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all'uomo come realmente è, infinita”.
Questa unione di menti, talenti, gusti e personalità non poteva che dar vita a quella che poi diventerà una vera e propria leggenda. A contribuire a questo sicuramente è stato il mito di Jim Morrison, il carismatico e, a tratti inquietante, poeta maledetto, il re lucertola. Un ragazzo che col tempo diventa per i giovani di allora un simbolo della ribellione, della trasgressione, degli eccessi. Per loro è quasi una divinità. E’ paragonato a Dioniso, divinità del delirio e della liberazione dei sensi e ancora oggi migliaia di fan lo vanno a venerare a Parigi, presso la sua tomba al cimitero di Père Lachaise.

Quando penso a Jim Morrison sono pervasa da due diverse e opposte sensazioni. Da un lato c'è, forse, in me una parte di bigottismo, di “fottutissimo perbenismo”, per dirla alla Jim Morrison, che mi porta a disapprovare i suoi eccessi, a restare allibita e a tratti scandalizzata di fronte alle sue trasgressioni, alla sua follia, ai suoi vaneggiamenti, ai suoi deliri di onnipotenza. Ho sempre amato la parola trasgressione. Non mi piace più, però, se diventa autodistruzione. Non saper controllare se stessi la trovo una debolezza vera. Non capisco come mai un giovane talento come lui, con un quoziente intellettivo, accertato, superiore alla media, che gli valse anche qualche onorificenza fin da giovanissimo, un ragazzo con un cultura come pochi, con la sua fame di sapere, con i suoi libri che inondavano ogni spazio della sua vita, con la sua creatività, come può un ragazzo con quella testa "perdersi" così? Forse il fatto di "sapere" ha come effetto collaterale la follia? Ho sempre pensato che le persone intelligenti, quelle che hanno una mente pensante, che si fanno domande e si danno risposte (spesso non gradevoli) vivono male. Sapere, conoscere, pensare porta probabilmente alla depressione, da li il passo per la follia è breve. Fateci caso, gli ignoranti, coloro che ignorano, vivono meglio e più a lungo, chissà perché. Del resto, se c’è qualcuno che rappresenta bene il binomio genio-follia è proprio Jim Morrison.

Non riesco, però, a perdonare chi possiede tutto ciò che serve per essere felice e lo butta nel cesso per dimostrare al mondo che le regole non vanno rispettate. Trasgredire non vuol dire morire, trasgredire vuol dire vivere!

Dall'altro lato devo ammettere che non si può rimanere impassibili di fronte ad una personalità come quella di Morrison. Ogni volta che sento la sua voce ascoltando una canzone dei Doors, ogni volta che guardo una loro esibizione sul web, mi sento attratta, quasi inconsapevolmente, da quel ragazzo che mi ipnotizza, quasi contro la mia volontà.
Un'energia a momenti sinistra e una forza inspiegabile ti catturano. Bigottismo o meno, il suo carisma è indiscutibile, così come la sua carica erotica, la sua sensualità. Capisco come migliaia di fan pendessero dalle sue labbra, arrivando a venerarlo come fosse un Dio, completamente rapiti, ipnotizzati dalle parole di Morrison che riusciva a scuotere le menti, trasformando le sue parole in veri e propri dogmi. Nessuno come lui sapeva ergersi a re delle sommosse in nome della libertà.

Osservandolo sul palco mi accorgo che aveva qualcosa di non umano, un fascino devastante, una voce che pareva, a volte, provenire da un altro mondo. Anche il modo di muoversi sul palco era inquietante, a volte sembrava fosse posseduto. Il pubblico non sapeva mai cosa sarebbe potuto accadere sul palco, ogni volta era un angosciante e attraente punto interrogativo. Non c’erano limiti, su quel palco poteva accadere di tutto.
Noto il suo "numero della fune", la camminata lungo il bordo del palco in stile equilibrista, che, anche se una volta gli andò male e precipitò in mezzo al pubblico dopo un volo di tre metri, continuerà a fare anche in seguito.
Una volta fece roteare pericolosamente il microfono, finendo per ferire alla testa il promoter.
A Long Beach (New York) Jim Morrison, ubriaco fradicio, cominciò a spogliarsi sul palco, ma venne bloccato in tempo. Il giorno successivo il concerto fu interrotto perché il cantante s'infilò il microfono in bocca producendo strani suoni. In un concerto ad Amsterdam, Morrison, fatto di hashish, svenne sul palco e la band fu costretta ad esibirsi senza di lui. Altro concerto, stavolta in Arizona, le autorità locali li condannarono per oscenità, diffidandoli per sempre dal ritornare.

Chi lo ha conosciuto racconta che in privato era un ragazzo chiuso, riservato, quasi timido. Girava sempre con un blocchetto di carta e una penna e scriveva continuamente quelle che poi diventeranno le sue poesie, quelli che poi diventeranno i versi che ancora oggi amiamo citare ad ogni minima occasione, quei versi a cui lui teneva, forse più di quanto tenesse alla musica. Parole che ci colpiscono e ogni volta che le leggiamo avvertiamo il tormento e la profondità di questo ragazzo, di quella mente, sicuramente fuori dal comune.


Il profeta della libertà… LIBERTA’… altra parola meravigliosa, ma lui l'aveva trasformata in prigionia. Dipendere dall'alcol o dalle droghe non ha niente a che vedere con la libertà!
Perché? Qualcuno tira in ballo il rapporto con i genitori. La psicologia vuole che ogni nostro disturbo, nevrosi o fobia, sia legato in qualche modo ai nostri genitori e questa, gli psicologi non me ne vogliano, è una teoria che mi è sempre stata stretta, alla quale non ho mai creduto o, almeno, non in maniera assoluta. Credo che quello che diventiamo dipenda da molti altri fattori, ma non voglio star qui a fare il trattato di psicologia dei poveri. Certo è che Jim Morrison aveva un astio latente, ma neanche tanto latente (da un certo punto in poi iniziò a dire che erano morti!) nei confronti dei genitori e diceva spesso che non era stato da loro amato. Sicuramente il piccolo Jim risentì dei continui trasferimenti subìti a causa del lavoro del papà, ammiraglio in servizio presso la Marina degli Stati Uniti. Questo continuo spostarsi da una città all’altra ha pesato non poco su quel fanciullo cosi sensibile. Questo, però, non credo possa giustificare i suoi errori e le sue follie. Tanti ragazzi subiscono la stessa sorte a causa delle professioni dei genitori, o per altri motivi, ma, per fortuna, non tutti diventano pazzi o drogati. Sfortunatamente non tutti diventano Jim Morrison.

Uno degli eventi più importanti della sua vita, che resteranno per sempre impressi nella mente di Morrison, avvenne nel 1947, lui aveva 4 anni, durante un viaggio con la famiglia, mentre percorrevano il deserto tra Albuquerque e Santa Fe (Nuovo Messico). Jim raccontava così questo episodio:
"La prima volta che ho scoperto la morte... eravamo io, mia madre e mio padre, e forse anche mia sorella e i miei nonni, e stavamo attraversando il deserto in auto all'alba e un autocarro pieno di lavoratori indiani era andato a sbattere contro un'altra macchina o non so cosa, ma c'erano indiani sparpagliati per la strada, sanguinanti e moribondi... ecco, questo fu il mio primo impatto con la morte, dovevo avere quattro o cinque anni. Abbiamo accostato e ci siamo fermati... io ero solo un bambino, e un bambino è come un fiore con la testa scossa dal vento... penso davvero che in quel momento l'anima di uno di quegli indiani, o forse gli spiriti di molti di loro stessero correndo in giro come impazziti e siano balzati nella mia testa e io ero come una spugna pronta ad assorbirli. Questa non è una storia di fantasmi. È qualcosa che ha un significato profondo per me".
Da quel momento lui ha davvero creduto di essere posseduto da uno spirito indiano e, probabilmente, era così, forse era quello spirito che lo portava a dimenarsi come un ossesso durante i concerti dei Doors.

Nella sua vita, ad un certo punto, arriva anche l'amore, quello che dovrebbe, in teoria, salvarti, indicarti la giusta via, compensare le tue mancanze, placare le tue inquietudini e le tue paure. Quella metà che dovrebbe farti amare la vita. L'amore, di solito, almeno in teoria, ti dovrebbe salvare. Nel caso di Jim, invece, non andò proprio così perché, come si dice, il diavolo li fa e poi li accoppia e, se è vero che dietro ad un grande uomo c'è sempre una grande donna, la coppia in questione aveva già il destino segnato. Lei era tutt'altro che una ragazza tranquilla. Certo, uno come Jim Morrison non poteva sentirsi attratto da una “brava ragazza”, tutta casa e chiesa, senza vizi e senza peccati. Ovvio che no! Solo una come Pamela Courson poteva affascinare un ragazzo così irrequieto come Morrison. Quella ragazza non sarà in grado di compensare o di placare alcunché. Non sarà, purtroppo, la grande donna capace di sostenere, aiutare, guidare quello che di certo, diversamente, forse, sarebbe stato un grandissimo uomo, non solo un grandissimo artista. Anche lei, come molti in quegli anni, apparteneva al movimento hippy e come seguace di tale filosofia di vita, non disdegnava droghe e alcol, professando, come Jim, la libertà e l'anticonformismo a tutti i costi. Probabilmente Jim si innamorò di questo. Praticamente si specchiò in lei e si perse, affascinato dal suo stile di vita, a lui cosi familiare. Se è vero che gli opposti si attraggono, in questo caso dovremmo parlare dell'eccezione che conferma la regola. Ma forse è più vero che "chi si somiglia si piglia"? I due ragazzi erano simili in molte cose, tranne una: lei faceva uso di eroina, lui disapprovava questa droga ed era fobico nei confronti degli aghi epidermici.


Pur facendo uso di varie droghe e di tanto alcol, Morrison si era sempre dichiarato contrario all'eroina, ma quella sua convinzione, forse, non riuscì ad accompagnarlo fino alla fine. Oppure si, ma qualcuno, con l'inganno gli fornì dell'eroina. Qualcuno sostiene che la sniffò. Forse era pura, quindi letale, come sostengono altri. Di certo è che, qualunque cosa fosse, unita ai livelli altissimi di alcol che il suo corpo aveva raggiunto quella fatidica notte tra il 2 e il 3 luglio del 1971, lo portò alla morte. Una morte che ancora oggi resta inspiegabilmente avvolta nel mistero, come accade per ogni mito che si rispetti.


Gli ultimi giorni della sua vita, Morrison, li trascorse a Parigi, città dove decise di trasferirsi nel momento in cui capì che il ruolo di rockstar cominciava a stargli stretto. Lui si sentiva un poeta e voleva solo scrivere.
L’ultimo periodo con i Doors, quello immediatamente precedente al suo trasferimento a Parigi, fu all'insegna del delirio, dell’aberrazione totale, di un’alienazione mentale difficile anche da raccontare. Più passava il tempo più Jim Morrison era preda di crisi deliranti e raptus di follia, quasi demoniaca, ed era sempre più difficile che un loro concerto non finisse con l’intervento sul palco delle forze dell’ordine.
Tristemente noto alle cronache il concerto di Miami durante il quale Morrison, ubriaco e strafatto, si esibì in un pazzesco monologo sovversivo che sobillò il pubblico.
Jim Morrison - Lo scandaloso concerto di Miami

Il cantante fu accusato di aver mostrato i genitali al pubblico, ma non esistono prove fotografiche. Venne così processato e condannato, ma soltanto per i capi d'imputazione minori: atti contrari alla morale e bestemmie in luogo pubblico, fu invece prosciolto dalle accuse di ubriachezza molesta e dal grave reato di oscenità.
Al Festival Pop di Seattle, provocò ripetutamente gli spettatori e, infine, illuminato da un riflettore rosso, assunse la posizione del crocifisso per diversi minuti provocando nel pubblico sconcerto e perplessità.
L'ultima esibizione dei Doors risale al 23 dicembre 1970, a New Orleans. Sul palco un Jim Morrison stravolto che crollò più volte a terra e danneggiò il palco colpendolo con l'asta del microfono. Nell'aprile del 1971, mentre veniva pubblicato L.A. Woman, l'ultimo album registrato dai Doors, Morrison si trasferì a Parigi.
Pamela viveva già lì e lui la raggiunse, nella vana speranza di ritrovare una serenità perduta e di sconfiggere quello che ormai era diventato il suo più grande nemico: l'alcol.
Purtroppo così non fu perché a Parigi Morrison non trovò la serenità, bensì la morte. Forse se avesse avuto accanto un'altra donna si sarebbe salvato? O forse no? Forse quelli come lui non si salvano mai.

La versione ufficiale vuole che il corpo di Morrison fu trovato il mattino del 3 luglio da Pamela, nella vasca da bagno della casa che condividevano. Lei stessa raccontò che quella sera Jim non si sentiva bene ed aveva deciso di fare un bagno, mentre lei era andata a dormire. Svegliatasi durante la notte, però, vide che il compagno non era ancora tornato a letto e si alzò per cercarlo, trovandolo morto nella vasca da bagno ancora piena d'acqua. Il referto ufficiale, redatto troppo frettolosamente dal medico legale, parlò di morte naturale dovuta ad arresto cardiaco. Troppe cose, però, non quadrano. 

La prima domanda che ci si pone tutti è: perché non fu eseguita l'autopsia? In genere è la prima cosa che si fa in queste circostanze. Sono tante e diverse le tesi che ancora oggi restano sospese, lasciando tutti nel dubbio che, probabilmente, non era proprio un semplice arresto cardiaco. Molti sostengono che Jim Morrison, in realtà, sia morto nel bagno di un locale notturno parigino, che lui frequentava spesso con Pamela, per overdose da eroina da lui stesso acquistata per la sua ragazza. Pare che testimone quella sera fu la cantante Marianne Faithful, che però giurò di mantenere il segreto.


Qualcuno racconta di aver visto quella notte delle persone portar via di peso dal locale il corpo di Jim e l'ipotesi è quella che a portarlo a casa furono proprio Pamela e il suo presunto amante, nonché noto spacciatore di eroina (che si ipotizza abbia dato la dose a Jim quella sera). Lo portarono a casa per simulare la morte nel bagno.
Tra l'altro pare che, di solito, la vasca da bagno sia il primo posto in cui viene portata la vittima di un'overdose per tentare la rianimazione. Tutto questo non fu mai accertato dato che, come dicevo, non fu mai fatta un autopsia e non si è mai capito il perché.

C'è chi addirittura parla di complotto internazionale e chi ritiene che Morrison sia ancora vivo, che abbia voluto fingere la sua morte per poter sfuggire al successo e fare finalmente quello che amava, cioè scrivere. Nessuno potrà mai dare certezze assolute su quello che accadde quella notte, ma l'istinto mi porta ovviamente a pensare che, dato lo stile di vita di Jim e Pamela, che proprio due chierichetti non erano, la droga e l'alcol abbiano avuto sicuramente la loro buona parte in tutta la vicenda. Ho sempre pensato (teoria che nessun'altro, ufficialmente, ha mai ipotizzato) che, forse, Pamela e l'amante spacciatore avessero pianificato l'omicidio di Morrison, magari fornendogli proprio la dose di eroina letale, per poter vivere poi il loro amore indisturbati. Ma forse guardo troppa tv e la cronaca nera degli ultimi tempi mi fa immaginare tragedie familiari e delitti di coppia ovunque. Però potrebbe essere, no? Se fosse accaduto oggi avrebbero fatto anni e anni di indagini, sarebbe andata lì l'intera scientifica con tanto di luminol, avrebbero raccolto ogni minima traccia, avrebbero analizzato il DNA di mezza Parigi, avrebbero ribaltato tutto il locale notturno di cui sopra e magari messo sotto controllo i telefoni di mezza Francia. Avrebbero fatto speciali su speciali in tv e Porta a Porta avrebbe dedicato a questo giallo una quantità assurda di puntate, con tanto di plastico del bagno, della vasca e di tutta Parigi. Eppure niente, è bastato che questo dottorino facesse la diagnosi alla velocità della luce, davanti a pochissimi testimoni. Perché non andarono più a fondo? Perché dettero per buono il referto di morte per attacco cardiaco sapendo che Jim Morrison non era proprio uno che fumava una sigarettina quando era un po' giù di morale?

Nessuno può dirci cosa è davvero accaduto quel maledetto 3 luglio 1971, ma una cosa è certa, quel giorno muore, a soli 27 anni, un mito vero. E' la perdita di un talento che tante emozioni ancora ci avrebbe potuto regalare, che tante poesie avrebbe potuto scrivere. Una perdita incolmabile per tutti, anche per coloro che disapprovavano il suo modus vivendi, perché quando si spegne una mente come la sua è sempre una mancanza enorme e... chissà, se avesse gestito meglio quella libertà in nome della quale viveva, suonava e scriveva, forse ora sarebbe ancora con noi.
Pamela morì due anni dopo la morte di Morrison per overdose di eroina.

"Ho bisogno di distinguermi dalla massa. Non mi sento al mio posto in mezzo alla maggioranza" (Jim Morrison).


"Ogni volta che ascolto The End significa qualcosa di diverso per me. Non so cosa cercavo di dire quando l’ho scritta. Era nata come una semplice canzone d’addio; addio forse solo ad una ragazza… ma io lo vedrei piuttosto come un addio all'infanzia. Non saprei specificarlo. Le immagini di quella canzone sono sufficientemente complesse e universali da potergli attribuire qualsiasi significato tu voglia" (Jim Morrison).


The Doors - The End

The Doors - Riders on the Storm

The Doors - L. A. Woman

The Doors - Love Street

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