giovedì 9 ottobre 2014

JANIS JOPLIN


C’era una volta, in Texas, a Port Arthur, una donna che faceva l’impiegata in un college, si chiamava Doroty East, e un ingegnere della texaco, Seth Joplin. 
Una coppia apparentemente normale che, però, dette alla luce una bimba molto speciale: il 19 Gennaio del 1943 nacque Janis.

Una bimba fuori dall'ordinario, con un talento a dir poco esplosivo. Già da ragazzina lasciava intravedere il suo temperamento e anche la sua irrequietezza. Come spesso accade alle adolescenti anche Janis viveva un rapporto conflittuale con se stessa, con il suo corpo e con la sua immagine. Una ragazzina non bellissima, in sovrappeso e con la pelle rovinata dall'acne, in un'età delicata, in cui le insicurezze la fanno da padrone, non può non essere piena di complessi. Lei però trovò, o meglio cercò di trovare, rifugio nella musica. Così, a 17 anni, mollò il college e fuggì di casa, da quella che per lei, così come per molte adolescenti ribelli, era una specie di prigione, per seguire le orme dei suoi idoli: Odetta, Leadbelly e Bessie Smith.

Iniziò a dare sfogo alla sua passione esibendosi in vari locali di Houston e di altre città del Texas. Poi, appena ebbe abbastanza denaro, prese un bus per la California per inseguire il suo sogno, per trovare se stessa, per cercare la felicità.
Erano gli anni della cultura hippy, un movimento, una vera filosofia di vita seguita da chi "si faceva" di  rock psichedelico, predicava la rivoluzione sessuale e l'uso di stupefacenti, al fine di "esplorare e ampliare lo stato di coscienza". Si chiamavano figli dei fiori e indossavano vestiti coloratissimi e molto floreali, tra il kitsch e l'hawaiano style. Janis rappresentava alla perfezione quel movimento, abbracciando convinta quella filosofia, in tutte le sue sfaccettature. Entrò a far parte di diverse comuni, stabilendosi a San Francisco per alcuni anni. Anni in cui, com'è facile immaginare, non disdegnò di “esplorare (più volte) lo stato di coscienza”.

Fu solo il caso che la riportò in Texas, all'inizio del 1966 e, (quando si dice botta di cu... mmm... fortuna), venne contattata da un impresario musicale texano che viveva a San Francisco, tale Chet Helms, che allora era il manager dei Big Brother and the Holding Company. La band era alla ricerca di una vocalist, e Helms chiamò proprio Janis. Lei rispose immediatamente e ripartì come un razzo per la California, prese contatto coi Big Brother e diede inizio alla sua avventura artistica. Il progetto fu un successo immediato! Conquistarono il pubblico del festival di Monterey nel 1967 e due anni dopo fu un vero trionfo per Janice Joplin, questa volta da sola, a Woodstock. La sua esibizione "woodstockiana" resterà memorabile nella storia della musica planetaria.

Nel frattempo il brutto anatroccolo, grazie all'incantesimo della musica, era riuscita a trasformarsi in un cigno. Nonostante il suo aspetto, era diventata, a suo modo, un sex symbol, grazie a  quella sensualità che solo la musica sa dare,  quell'aura di etereo fascino e sex appeal che solo il rock è il blues sanno conferire! Con la sua voce graffiante e struggente, e la sua immagine selvaggia, avrebbe potuto fare innamorare chiunque. Aveva trovato finalmente il modo di prendersi una rivalsa verso la vita che, fino ad allora, l’aveva fatta sentire inappropriata e fuori luogo. Adesso era diventata una donna che tutti guardavano con ammirazione e senza notare, nel modo più assoluto, che il suo aspetto fisico mancava di quella che è la bellezza nel suo senso più comune. Erano tutti rapiti dalla sua voce e dal suo fascino, un fascino che univa in se la passione per la musica, una velata disperazione che si percepiva nel suo modo di cantare e questo suo essere una poetessa maledetta.

Sembrava finalmente aver trovato un equilibrio, aveva trovato anche l’amore e aveva deciso di dire basta alle droghe. Sembrava l’inizio di una nuova vita e di una lunga carriera, invece, purtroppo, era solo l’inizio della fine.
Nel 1970 arrivò la notizia che nessuno avrebbe mai voluto sentire, la "maledizione del 27" colpiva ancora, portando via al mondo un talento fuori dal comune. Il 4 ottobre venne trovato al Landmark Motor Hotel di Hollywood, California, il corpo senza vita di Janis Joplin. Il referto medico non lasciò spazio a dubbi: la cantante americana era morta il giorno prima, stroncata da un'overdose di eroina. Il suo corpo fu cremato e le sue ceneri disperse nell'Oceano pacifico.

Finiva così, a soli 27 anni, la breve e tormentata vita di questa ragazza che, evidentemente, non era riuscita a trovare nella musica quella tranquillità, quell’equilibrio, quella felicità di cui era disperatamente alla ricerca, non aveva saputo sfruttare il prezioso dono che possedeva. Un talento sprecato, una gioventù bruciata tra droghe e alcol, un tunnel dal quale non era riuscita ad venir fuori. Resterà sempre nei nostri ricordi la sua voce così graffiante, le sue interpretazioni così potenti ed emozionanti e il suo affascinante spirito libero. Rimarrà sempre un vuoto, da allora mai colmato, di un artista vera, di una delle più intense voci blues che il mondo della musica abbia mai avuto, che ancora tanto avrebbe potuto darci. Alcune settimane prima di morire, aveva acquistato la lapide della tomba di Bessie Smith, la sua grande musa ispiratrice. E il destino ha voluto che anche il suo ultimo brano si rivelasse una macabra profezia: "Buried alive in the blues", sepolta viva nel blues.

Quando si parla di interpretazioni da pelle d'oca si parla di lei:


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