sabato 6 settembre 2014

LE DONNE E IL CALCIO


Le donne e il calcio, un rapporto strampalato, almeno nella maggior parte dei casi. Si, è vero, ce ne sono molte di tifose indiavolate come e più degli uomini! Le altre, invece, sono attratte dalle partite come un uomo può essere attratto da una lunga sessione di shopping scarpaiolo femminile, la stessa loro gioia incontenibile quando li trasciniamo al cinema a vedere un film sentimentale.


Poi, però, accade una cosa strana, una cosa che ha dell'incredibile. Arrivano i mondiali di calcio e tutti riscoprono l'amor di patria. Tutti hanno voglia di sentirsi "fratelli d'Italia", ma anche sorelle d'Italia. E si perché, durante i mondiali, anche noi donne che, generalmente, davanti ad una partita siamo colte da un attacco di noia che nemmeno un cultore di musica ad un concerto di Valerio Scanu, ci trasformiamo in tifose scalmanate, pronte a insultare l'arbitro cornuto, a propinare parolacce e insulti degni del peggior scaricatore di porto (con tutto il rispetto per la categoria), a urlare e a zompettare come se ci avesse morso la tarantola, se la nostra squadra segna.

Di colpo, non si sa per quale sorta di meccanismo perverso, stiamo tutte li a parlar di calci di punizione, cartellini rossi e gialli, calci d'angolo etc. Ci trasformiamo in esperte di calcio, tanto che il nostro lui ci guarda come se fossimo possedute dallo spirito di Sandro Ciotti e, con occhio preoccupato, inizia a considerare l'esorcismo. Potere dello spirito patriottico! Ma, forse, è tutto frutto dell'atmosfera che si crea intorno ai mondiali, il piacere di guardare la partita insieme agli amici e di farci trascinare dall'entusiasmo di quelli che tifano con una veemenza degna di Vanna Marchi e restano delusi, se si perde, fino alle lacrime.


Tu, donna, sei li, vicino a lui che suda, trema, da pugni sul tavolo e smadonna come se gli avessero rubato l'auto e non puoi non lasciarti coinvolgere, se non fosse altro che per solidarietà, per quella sofferenza che quasi ti spezza il cuore. E così inizi a guardare anche tu, incuriosita, inizi a farti prendere, a sperare, a tifare, a fare scongiuri e gesti scaramantici, a fare danze propiziatorie davanti alla tv che neanche il mago Otelma! E poi, donne, ammettiamolo, tra un urletto e una domanda fatta a lui (sempre nel momento sbagliato, che lui quasi ti mena col telecomando, guardandoti con gli occhi iniettati di sangue) per sapere cos'è un cross, anche se gliel'ho abbiamo chiesto già al mondiale precedente e a quello prima ancora, mentre ci impegniamo a capire cos'è un fallo, chissà per quale strano volo pindarico (bah) l'occhio ci cade sui quei giovanotti che corrono sul campo con i pettorali che fanno capolino dalle magliette. Iniziamo a fare segretamente, ma neanche tanto, la nostra personale classifica del calciatore più figo e assistiamo, con gioia festosa, a quel festival del testosterone come delle bambine davanti ad una bancarella piena di giocattoli. Beh? Perché? Gli uomini davanti ad una partita di donne in pantaloncini e magliette attillate non guarderebbero!?? Del resto gli occhi son fatti per guardare!


Ciò non toglie che anche noi donne ci attapiriamo molto se la nostra nazionale perde, così come ci amareggiamo se, oltre che perdere, gioca malissimo, facendo cadere così il mito dell'Italia calcisticamente grande! È poi ti incazzi come un caimano perché pensi che con tutti i soldi che guadagnano questi giovanotti dovrebbero segnare un goal ogni quarto d'ora! Invece niente, non riescono a tener testa a squadre che, in teoria, non ci portano nemmeno l'acqua con le orecchie. Squadrette rispetto a noi, squadrette che però ci stracciano lasciando tutti, chi più chi meno, abbattuti e delusi, anche noi donne che, ormai, eravamo entrate nell'atmosfera. Rimaniamo col magone e la voglia di cambiare nazione, almeno per il tempo dei mondiali. Così, giusto perché ormai ci abbiam preso il liscio e vogliamo continuare a tifare, ma per una squadra che meriti i nostri patemi e le nostre esultanze, vogliamo gioire e incazzarci ancora, vogliamo tirar fuori tutte le nostre parolacce che teniamo generalmente in archivio perché siamo delle signore! Forse...


Io sono diventata tedesca. Ho imparato a tifare per chi merita. Non c'è ragione tecnica calcistica, no! Semplicemente, come molte altre donne, si va a “simpatia”. Simpatia per esempio per Joachim Löw, tenebroso allenatore, o per Mats Hummels, giovane difensore tedesco che, come volevasi dimostrare, è stato notato dall'occhio vigile di tutte le donne nel tempo di un fischio dell'arbitro. Immediatamente tutte le donne si sono trasformate in tifose della Germania e sui vari profili fb femminili leggevi "deutschland über alles" come fosse una specie di mantra. Non solo diventiamo tutte tifose della Germania ma, improvvisamente, ostentiamo un tedesco che mai abbiamo prima d'ora masticato, parlandolo come fosse la nostra prima lingua. Potere del calcio... Così abbiamo continuato a tifare in questo mondiale 2014, cercando di lenire le delusioni della nostra Italia con le gioie di una squadra che, in qualche modo, è riuscita a conquistarci e chissà che il mondiale non faccia nascere nuove tifose anche per il prossimo campionato! Mai dire mai...


Non amo molto la musica italiana ma, se si parla di calcio, non posso non citare una delle canzoni più belle di Francesco De Gregori "La leva calcistica della classe 68". Una canzone che parla, si di calcio, ma l'allegoria con la vita è molto evidente perché è sul quel campo di calcio che si gioca la partita della vita e, così come anche un bravo giocatore può sbagliare un calcio di rigore, nonostante "metta il cuore dentro alle scarpe e corra più veloce del vento", anche l'uomo migliore può commettere errori, perdere opportunità, lasciarsi scappare quel famoso treno che avrebbe cambiato gli eventi. E' sul quel campo che si soffre, si gioisce e ci si dispera, è su quel campo che si fanno le proprie scelte e valutazioni, guidati da un'etica, da una morale, che poi ci porta ad agire in un modo anziché in un altro,  ma c'è anche la sorte, la sfiga che ti può far mancare quel meraviglioso, decisivo goal! Il protagonista della canzone è uno di quei "giocatori tristi che non hanno vinto mai", uomini che hanno toppato proprio nel momento fatale e che per questo  "hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro a un bar e sono innamorati da dieci anni con una donna che non hanno amato mai". De Gregori, però, alla fine, li perdona perché un grande giocatore, così come un grande uomo, resta tale anche se sbaglia un calcio di rigore, perché "non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia..."


De Gregori - La Leva Calcistica Della Classe '68 Live 1993

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